La comunicazione visiva e la tecnologia
Ci passiamo ore davanti in ufficio o pochi minuti quando cerchiamo un’informazione in strada, in un museo, in un negozio; certo è che i monitor di varia foggia e dimensione sono presenze ormai costanti del nostro paesaggio visivo.
Figli di un mondo digitale e di un’innovazione tecnologica che li fa crescere velocemente in efficienza e funzioni, le visual solutions sono specchio del nostro tempo ma hanno antenati sorprendenti e la loro realizzazione e collocazione richiede un nutrito team di competenze: dal design alla psicologia, dall’informatica all’ergonomia. Non solo. Oltre a quello stupefacente lavorìo di diodi e pixel che ospitano, gli schermi che incrociamo ogni giorno influenzano il nostro benessere e le nostre relazioni ponendoci, al tempo stesso, varie sfide.
L’evoluzione della comunicazione visual: dal paleolotico a Times Square
Cominciamo, come si conviene in ogni storia, dal “C’era una volta…”. Questa volta si parte proprio dalla notte dei tempi. Se oggi infatti – lo ha ben evidenziato lo psicologo dell’arte Rudolf Arnheim – è come se tutti pensassimo ormai, per prima cosa, attraverso le immagini, anche in passato vicende e dati venivano presentate su speciali monitor: dalle pareti delle grotte di Lascaux, su cui uomini del Paleolitico incisero scene di caccia, alle facciate delle chiese romaniche, dove una sequenza di bassorilievi narra storie di salvezza o perdizione.
Di strada ne è stata fatta da allora e, per capire il salto prodigioso dell’ultimo periodo, spostiamoci idealmente a Times Square a New York. Di recente gli annunci pubblicitari dei grandi brand che campeggiano sui giganteschi display dell’iconica piazza hanno ceduto la scena ad opere d’arte digitali, NFT (Token non fungibili): creazioni prive di fisicità acquistabili seguendo le istruzioni via QR in quella galleria d’arte sospesa tra il cielo e il traffico della Grande Mela.
Dal coinvolgimento alla cooperazione
L‘utilizzo ben ponderato e strutturato di allestimenti digitali con visual solutions si adatta a vari spazi fisici e occasioni e ha anche effetti positivi sia sul singolo utente sia nelle dinamiche di gruppo. Nelle mostre e nei musei strumenti come i monitor touch si rivelano ottimi veicoli non solo di informazioni, ma anche di coinvolgimento: attraggono per la loro immediatezza d’uso individui di ogni generazione e le “invitano” a essere spettatori e persino attori lungo il percorso espositivo.
Questa capacità di unire le persone si manifesta anche, per esempio, con i monitor display e touch con sistemi di videoconferenza collocati in aule scolastiche o in sale riunioni nelle aziende: il tipo di contenuti che possono essere proposti sono variegati e accattivanti, abbracciando l’ampio spettro offerto dalla comunicazione visiva.
Soprattutto le visual solutions sono moltiplicatori di idee, perché collegano anche chi per vari motivi non può essere fisicamente presente in quel luogo e favoriscono la cooperazione. Che si tratti di Dad (didattica a distanza), di smart working o di una lontananza per ragioni geografiche, nessuno resta escluso. Tutti quindi sono messi in condizione di dare il loro contributo nei momenti di confronto e di progettualità. Il monitor diventa così strumento per promuovere la diversity & inclusion.
Dall’ufficio allo showroom, dalla scuola al museo
È stupefacente ammirare a quante opportunità ci dischiuda oggi uno schermo. Nel concepire un allestimento ogni scelta va ben ponderata per garantirne l’inserimento armonico nello spazio non solo fisico ma anche emotivo: nessuno strumento, nessuno oggetto è neutro, però può essere potente nel favorire le relazioni tra le persone, tra un’azienda o un ente e i suoi stakeholder, tra una mostra e i suoi visitatori.
Attorno a questi obiettivi si possono declinare varie installazioni visual:
- Monitor touch interattivi e sistemi di videoconferenza
- Monitor display
- Videowall
- Totem interattivi
- Allestimento digitali con videoproiettori
I luoghi che li accolgono sono molteplici: aule scolastiche e uffici, showroom e auditorium, piazze e musei, negozi e mostre, sale conferenze e percorsi artistici. Queste soluzioni visual possono favorire l’apprendimento, l’accesso a dati, la condivisione di informazioni, la comunicazione e la partecipazione a progetti. Non solo. Nelle mostre e nei musei in particolare diventano tappa e approdo di specifici e coinvolgenti percorsi narrativi. Un esempio di successo in questo senso è stata la mostra Olivetti e la bellezza[2]. In quell’occasione una scelta accurata di temi e immagini, citazioni e ritmo, video-animazioni e prodotti iconici, display e touchscreen ha permesso ai visitatori di immergersi in quello che si è confermato essere ben oltre un brand famosissimo: una fucina di valori, un laboratorio di futuro.